“Cristiana! Cristiana!”…. chi mi chiama?
E come mai se cerco di scendere dal letto (che è una brandina da ospedale) il mio piede resta incastrato in una rete? Ah è la zanzarierea! Ah è vero, sono in Sud Sudan.. ma sono le 4 del mattino. Scopro che è Luca che mi sta chiamando perchè in sala operatoria è arrivata una donna con un bruttissimo utero che ha perso almeno 2 o 3 litri di sangue. E mi chiede se posso andare per fare il “cross-matching” di eventuali donatori che arriveranno.
Mi cambio, non so neppure come è il laboratorio dentro ma penso di cavarmela. Aspetto fino alle 6 su una panchetta davanti alla porte della sala operatoria, un po’ dormo seduta (con le notti in ospedale sono diventata bravissima in questo!!). Poi esce suor Marianna che ha operato con l’aiuto di Luca e dell’anestesista (padre Andreas) e mi chiede “Ah ma sei qui? Noi abbiamo finito”. Suor Maria, che è 0+, ha donato, la paziente ancora non sta bene ancora ma.. nessuno mi ha detto della donazione! Ora ho bisogno di un caffè, Luca va a comprare il pane fresco qui vicino all’ospedale, appena caldo.. Andreas ci raggiunge con dei biscotti locali. Marcello non si era accorto di nulla e sta uscendo per andare alla messa dalle comboniane in cattedrale alle 7:10 ( io e Luca avevamo già dato forfait ieri sera).

Intanto nessun donatore dalla famiglia della donna. Suo marito se ne è andato a casa e non è più tornato. Suor Maria porta verso la fine della messa una sorella che è 0+. Poverina le facciamo, tra me e l’anestesista, tre buchi, e tiriamo fuori 400ml di sangue che viene subito reinfuso nella paziente da Suor Marianna. Con lei e Marcello facciamo il giro dei reparti: che caldo nella stanza delle incubatrici e che “ragnetti” questi bimbi di 750-1100g che nonostante per loro la vita sia già iniziata in modo difficile, stanno lottando con tutte le forze. Madri dodicenni che hanno il terrore e la rassegnazione negli occhi. Sembrano concentrate nel non chiedere perchè, nel non piangere, nel non urlare.. Un figlio di una ragazza madre in questo paese, che futuro avrà? Una madre dodicenne che non si sfoga neanche quando le si spiega che la bimba non ha respirato subito, non risponde molto agli stimoli esterni. Non ha una prognosi che si possa risolvere in ospedale: sofferenza cerebrale per anossia. Quanto ha sofferto quel piccolo cervello? Che danni avrà? Non lo sappiamo.
Marianna le dice di ringraziare Dio perchè è sopravvisuta, ma non so se ci crede o se trova un modo di tranquillizzare la madre. Lo dice anche per la sua fede? O perchè è nel suo ruolo di suora? Non lo so, non lo capisco. Ho pietà per quella bambina, anzi per quelle bambine, figlia e madre. Anzi, non è pietà, è amore. Che però non riesco ad esprimere, e mi fa male dentro.