Il primo pensiero va all’intervento al rene di Raffaele.. mi manca? In realtà no. Mi sembra appartenere ad un mondo distante anni luce e a tempi lontanissimi. Penso a casa, a laboratorio, al cantiere, al B&B.. ci penso? No, ne ho un vago ricordo. Penso qui e mi soffermo a ragionare sulla sofferenza, sul colore della terra, al caldo della terra e delle stanze in ospedale…. Anche oggi abbiamo perso una bimba per malaria? Polmonite? Complicanza per insufficienza renale? Anemia? A che serve cercare di trovare un nome al dolore di una madre che le è stata accanto con paura per due lunghi giorni… Un ragazzino con malaria celebrale sta recuperando, mentre un altro bimbo di 3 anni muore di malaria… Quante donne avranno partorito oggi? Dieci? La natura fa il suo corso e noi la stiamo rincorrendo cercando di trovare un equilibrio , fare giustizia (parola abusata), dare un senso alla propria vita. Ecco quello a cui forse sto lavorando di più: non solo qui in Sud Sudan, ma ci sto lavorando anche a casa. Ma qui è obbligatorio!
Sento i primi spari di questa missione in Sud Sudan, ad un paio di isolati dall’ospedale. Non sappiamo per quale motivo, ma probabilmente una diatriba di famiglie, niente di preoccupante. Luca stasera ci dice che ad una decina di km da qui ci sono però stati scontri tra militari, per cui hanno chiuso la strada per Juba.
Nel pomeriggio, alla fine del lavoro, mi accompagnano al mercato Diana e Bakita: c’è il sole, polvere e mercato della verdura con poche cose, ma tanta gente e colori. Stiamo cercando un rapporto personale: sono ragazze sveglie e gentili, mamme giovani e grandi lavoratrici, sempre disponibili a condividere storie, segreti, foto, progetti, sogni e pronte a lottare per non soccombere alle delusioni e ai fallimenti.
Grazie.
