La serata di ieri che sembrava tranquilla si è conclusa con la morte di un bimbo che era ricoverato da qualche giorno con un importante problema al cuore. E si è molto aggravata una gemellina di un solo giorno che ha sviluppato una patologia neruologica non definita precisamente che se l’è poi portata via oggi a metà mattinata.
Vado a casa partendo dall’ospedale a piedi con suor Marianna alle 6:30. Parliamo di noi, ci confidiamo e mostriamo anche la nostra debolezza senza paura di essere giudicate. È quello che succede in Sud Sudan: ci si apre. Si condividono paure e punti di forza, consci che solo insieme si può fare qualcosa. Che differenza dalle nostre parti in cui siamo portati a non fare più “strada” con chi ci sta accanto ogni gorno.. o è una relazione che mi può servire, posso sfruttarla per i miei fini, oppure non merita parole a vuoto. Sono estrema, lo so. Non è una verità assoluta, ma la capacità di stringere relazioni gratuite è davvero molto ridotta.
Ho amici vari per i quali questo discorso non vale e ho avuto modo di incontrare persone che mi hanno affiancato per un periodo più o meno lungo per i quali poterci incontrare sarebbe stato uno stupendo momento di gioia e di grazia. Alcuni sono già morti e in questa difficile terra del Sud Sudan, in questa polvere rossa, in queste serate li sento vicini di nuovo in un modo che a casa non mi succede quasi mai. Questa mattina, Giancarlo, ho ricoosciuto una tua espressione del visto, un tuo movimento delle labbra e delle ciglia, in un indigente che chiedeva l’elemosina. E suor Marianna gli ha comprato 2 dolcini da un ambulante che andava in giro con il suo secchio di biscotti e bontà e dolci. Strani incontro in mondi che pur essendo paralleli e coesistenti non si intersecano mai: l’Italia e il Sud Sudan. La vita è la morta.
Pranzo dalle suore che devo dire ci hanno coccolato abbastanza, poi passeggiata al fiume per rilassarci un po’.. Secondo pomeriggio tranquilli in casa a piantare la moringa, parlare delle nostre esperienze di vita e di altro. Primo de-briefing della nostra missione. Dirario di bordo scritto mentre Marcello ci fa sentire un brano di cantanti irlandesi..
Grazie per la possibilità che mi avete dato tutti di poter tornare in Sud Sudan. Grazie mamma per la foto che mi mandi ogni giorno di Alice e Olivia che crescono. Mi spiace che ve le godiate poco.
E mi spiace anche che il tempo passi veloce e che prima o poi mi dovrò separare anche da voi come ho fatto con Giancarlo e non se sarò in grado di farlo…. Il Sud Sudan sarà in grado di accogliermi anche allora?




