Da uno dei racconti di Stella vengo a sapere che le mamme di Sparta, ai loro figli che partivano per la guerra, dicevano che sarebbero tornati o dietro lo scudo, o sopra lo scudo. Cioè, o vivi e vincitori sorreggendo sul braccio il proprio scudo, oppure moribondi o morti, distesi sullo scudo, usato tipo lettiga, e portati dai compagni.
Se ne ho capito bene il senso era una sorta di esortazione a fare del proprio meglio e a tornare a casa vincitori.
E delle varie battaglie che ho visto combattere oggi contro la sorte, la povertà e la malattia, mi restano dentro la storia del giovane uomo con perforazione intestinale e parte dell’intestino al posto di un polmone tutto pieno di pus e feci, e la storia del piccolo bambino che non riesce più ad urinare e ha una vescica grande con un utero gravido e non si riesce a sbloccare in nessun modo.
Nella loro battaglia di attaccamento alla vita hanno incontrato l’audacia e la speranza delle mie colleghe, che in sala operatoria hanno scelto di provare a superare i propri limiti per regalare loro un’opportunità di vittoria, a volte veramente debole, ma pur sempre un’opportunità.
Perché come spesso capita, e in questa terra è stramaledettamente vero, o si vince tutti insieme o non si vince affatto.
E allora…. in alto gli scudi!

